Vibo Valentia – Dall’Angitola a Nicotera, dalle alture del Poro ai terrazzamenti che dominano Tropea e guardano alle Eolie: nella neonata “Associazione viticoltori vibonesi” ci sono gli eredi dei vignaioli che nel 1526 incantarono il dotto domenicano Leandro Alberti, imprenditori piccoli e medi che negli ultimi anni si sono fatti apprezzare anche all’estero. I fondatori dell’Associazione che rappresenta il “Vigneto vibonese” sono i titolari delle Cantine Artese, Benvenuto, Casa Comerci, Marchisa, Masicei, Origine &Identità e Rombolà, decisi a interpretare bisogni, aspirazioni ed esigenze dell’unica provincia vitivinicola calabrese fino ad ora non presente sul piano associativo.
“In questa fase in particolare – spiega il dottor Renato Marvasi che dirige la Cantina Marchisa di Tropea ed è stato eletto presidente dell’Associazione – ci stiamo confrontando in videoconferenza sulle gravi ripercussioni causate dall’epidemia di Coronavirus. Abbiamo messo a fuoco una serie di azioni che reputiamo necessarie e i sostegni che ci aspettiamo dalle istituzioni, Regione Calabria in primis, per consentirci di traghettare le nostre aziende fuori dalla crisi ma pure programmare il rilancio per quando l’emergenza sarà superata”.
“Nella nostra provincia si considera un collasso della prossima stagione turistica – aggiunge ancora Marvasi – e noi stiamo lavorando in vigna e nelle cantine ma le enoteche, i ristoranti, le trattorie, i villaggi e i resort sono fermi, con prevedibile crollo delle vendite e tutte le conseguenze del caso”. “Ma non vogliamo certo subire passivamente questo scenario preoccupante – conclude il neo-presidente dell’A.V.V. – la ripresa ci sarà e non intendiamo certo perderla. Ecco perchè lavoriamo anche per ottenere la registrazione a livello comunitario della Indicazione Geografica Tipica ‘IGT Costa degli Dei’ per i vini prodotti nei comuni ricadenti nel territorio sostanzialmente coincidente con il litorale della provincia vibonese, da Pizzo a Nicotera ed aree limitrofe, contribuendo all’adozione del disciplinare di produzione nel rispetto della tradizione del territorio, sia in relazione ai vitigni, favorendo quelli autoctoni e regionali, che alla tipicità della produzione”.
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