L’andamento della popolazione residente in Italia, Calabria, Catanzaro, Lamezia Terme e nel Comprensorio lametino, dal censimento del 1971 all’ultima elaborazione dei dati demografici da parte dell’ISTAT del 31 dicembre 2019.

Di Giuseppe Sestito

La Pandemia da Covid 19 non è l’unico disastro che si è abbattuto sull’Italia, ne è solo l’ultimo. Una precedente catastrofe è costituita dalla stagnazione economica che, ci dicono le rilevazioni annuali dell’Istat (Istituto nazionale di statistica), sta strangolando l’Italia da venti anni. Stagnazione significa che il prodotto interno lordo (Pil), cioè la ricchezza prodotta in un anno dal nostro Paese, è cresciuto con valori bassissimi, prossimi allo zero. Le difficoltà in cui versa l’economia italiana risalta in tutta la sua gravità se il livello annuale lo si confronta con quello degli altri paesi dell’Unione Europea, soprattutto con i paesi dell’Eurozona. Ha scritto il presidente Draghi nella premessa al PNRR (Piano nazionale di ripresa e resilienza): «La crisi [pandemica] si è abbattuta su un paese già fragile dal punto di vista economico, sociale ed ambientale. Tra il 1999 e il 2019, il Pil in Italia è cresciuto in totale del 7,9% [0,39% all’anno]. Nello stesso periodo in Germania, Francia e Spagna è aumentato rispettivamente del 30,2%, 32,4% e del 43,6% […..]. Dal 1999  al 2019 il Pil per ora lavorata, in Italia è cresciuto del 4,2%, mentre in Francia e Germania è aumentato rispettivamente del 21,2% e del 21,3%.  La produzione totale dei fattori, un indicatore che misura il grado di efficienza complessiva di un’economia, è diminuito del 6,2% tra il 2001 e il 2019, a fronte di un generale aumento a livello europeo».

Come conseguenza di questi 20 anni di mancata crescita della ricchezza globale, si è andato dilatando a dismisura il debito pubblico, il cui rapporto con il reddito nazionale costituisce una rappresentazione chiaramente esplicativa delle difficoltà in cui naviga tuttora l’Italia. Prima che la pandemia da Covid 19 deflagrasse in tutta la sua potenza distruttiva, il debito pubblico, al 130,7%, costringeva il governo a pagare un’elevata somma di interessi alle Banche e ad altri Enti possessori dei titoli di stato italiani (oltre 70 miliardi annui di interessi) per cui davvero poco restava al Paese per investimenti produttivi. Le regioni maggiormente colpite dalla crisi dell’economia sono state quelle meridionali la cui forbice del divario, in termini di reddito pro-capite e di investimenti infrastrutturali, con le regioni del centro-nord si è ulteriormente allargato. Altro che convergenza e coesione Nord-Sud.

A questi due catastrofici eventi, se n’è aggiunto un terzo che consiste nella continua decrescita della popolazione nazionale e, di conseguenza, del suo progressivo impoverimento e invecchiamento. La continua diminuzione demografica ha due cause; innanzitutto una bassa natalità che posiziona il nostro Paese tra i meno prolifici del mondo e, in secondo luogo, ai tanti cittadini italiani, soprattutto giovani di entrambi i sessi e soprattutto delle regioni del Mezzogiorno, che non trovando lavoro in Italia (il tasso di disoccupazione, in primo luogo giovanile e delle regioni del Sud, è uno di più alti dell’Unione) preferiscono emigrare. Molti italiani, anche a tale riguardo soprattutto giovani e meridionali, non vedendo riconosciuto in Italia il merito che hanno acquisito studiando e formandosi, preferiscono emigrare in altri Paesi, innanzitutto dell’Unione Europea, dove la meritocrazia, costituendo un valore  largamente diffuso ai vari livelli della società, consente a chi vale di più di trovare agevolmente lavoro e occupare con facilità posizioni di rilievo nell’apparato produttivo e in ambito sociale senza dover ricorrere, come si usa fare nelle regioni meridionali, ad alcuna raccomandazione con amici, amici degli amici, politici papponi o compari più o meno legati alla malavita organizzata.

Facendo
ricorso ai dati dell’Istat, e partendo dal censimento del 1971 (il primo dopo la nomina di Catanzaro quale città capoluogo di regione e la creazione di Lamezia Terme di cui, quindi, si ha l’andamento storico dei dati demografici) ho cercato di elaborare una messa a punto sistematica delle situazione demografica che mettesse in relazione la variazione della popolazione dell’Italia, della Calabria,  di Catanzaro, di Lamezia Terme, e dei paesi che concorrono a formare il Comprensorio lametino per avere una immagine complessiva e coerente delle città e dei vari territori che ho menzionato. Tutto questo serve a comprendere verso dove si stia andando dal punto di vista demografico. Ciò perché, a mio avviso, è importante che ci si renda consapevoli di quali potranno essere le condizioni di Lamezia fra alcuni anni se questa tendenza, decrescente in tutto il Paese, non verrà invertita, ed attrezzarsi, culturalmente e politicamente, affinché, per quanto ci riguarda, le amministrazioni che la governano oggi e la governeranno nel futuro, si mettano in grado di adeguare alle mutate condizioni demografiche le politiche urbanistiche, sociali, economiche e di sviluppo complessivo della città.


ITALIA. In 48 anni, dal censimento del 1971 al 31 dicembre 2019, la popolazione italiana è cresciuta di 5.504.971 unità, pari in percentuale al 9,70 con un aumento medio annuo di 114.687 unità residenti. Il numero massimo di popolazione è stato raggiunto nel 2014 con 60.795.612 di persone residenti. Da allora, si è verificata una inversione di tendenza con una lenta decrescita che continua fino ai giorni nostri. In un solo anno, dal 31 dicembre 2018 al 31 dicembre 2019, la popolazione italiana ha subito un autentico tracollo passando da 59.816.673 a 59.641.488, con un saldo negativo di -175.185 unità residenti in valore assoluto e del -0,29 in percentuale. In un anno, cioè, la popolazione in Italia è diminuita di una cifra pari, quasi, ad una volta e mezza a quella dell’aumento annuale medio che si era verificato nel 48 anni precedenti.

CALABRIA. Nel 1971 in Calabria è stato censito il numero di 1.988.051 abitanti residenti. Negli anni successivi, la popolazione è aumentata fino a raggiungere nel 1991 il numero massimo con oltre 2milioni e 70mila abitanti (2.070.203). La differenza tra quell’anno ed il censimento del 2019 (2.070.203 – 1.894.110 = 176.093) è di -176.093 unità pari al -8,50%. Pertanto, in 28 anni, (dal 1991 al 2019) la Calabria ha perduto 6.289 unità residenti all’anno. Si è trattato di una diminuzione continua, che non si è arrestata. La differenza negativa di unità residenti tra il 2018 ed il 2019 è stata di -53.021, pari in percentuale al -2,72. In un anno, hanno lasciato la regione oltre 145 unità al giorno.

CATANZARO. Nel decennio seguente alla nomina della città quale Capoluogo di regione (1970), la popolazione nel comune di Catanzaro ebbe una forte impennata, raggiungendo la cifra record di abitanti residenti mai più toccata: 100.832 (censimento del 1981). Nei decenni successivi, la popolazione residente catanzarese ha subito una inarrestabile decrescita, attestandosi, nel 2019 ad 87.397 abitanti. La differenza, in negativo, nei 38 anni intercorsi tra il censimento del 1981 e la rilevazione Istat del 31 dicembre 2019 è di -13.435 unità, pari al -13,32%. Questo dato significa una perdita di oltre 354 unità residenti all’anno.
Al 31 dicembre 2018, la popolazione residente nella città dei Tre Colli ammontava a 89.065 unità residenti. Un anno dopo, al 31 dicembre 2019, essa ammontava a 87.397. Pertanto, in un anno, la popolazione catanzarese è diminuita di -1.668 unità residenti (in valore assoluto), pari al -1,90%.

LAMEZIA TERME. La città lametina ha raggiunto il suo massimo storico di unità residenti nel 2010, superando i 71mila abitanti ed attestandosi alla cifra di 71.286. Rispetto al censimento del 1971, immediatamente conseguente alla creazione della città, l’incremento, in 48 anni, registrato al 31 dicembre 2019, è stato di +12.188, (+254 unità all’anno, cioè), pari in percentuale al +17,86. Nel 2019, la popolazione residente nella città della Piana ammontava a 70.598 unità. Un anno dopo, al 31 dicembre 2019, in cui è stata registrata una popolazione residente di 68.206, la diminuzione è stata di -3.080 unità, pari al -4,3%. Una decrescita più che doppia rispetto a quella di Catanzaro. Resta da comprendere i motivi del forte aumento di popolazione residente per Lamezia Terme nei 49 anni dal 1971 al 2019, atteso che nello stesso periodo di tempo, Catanzaro è stata interessata da una crescita quasi insignificante di 1.113 unità (in valore assoluto), pari al +1,27% e con una crescita media annua 23,18 unità residenti.

LAMETINO. Esaminando la dinamica demografica della popolazione nei 21 paesi del Lametino che ho preso in considerazione nello stesso periodo di tempo che ho considerato per Lamezia Terme, si potrà rispondere, almeno in parte, a questa domanda. Nel periodo di tempo, 1971-2019, i paesi del comprensorio lametino contavano una popolazione di 64.792 unità residenti. Al 31 dicembre 2019, ne contavano 54.417. Pertanto, nei 48 anni oggetto dell’indagine, la popolazione è diminuita di 10.375 unità residenti, (64.792 – 54.417 = -10.375), pari al -16,01% . Questa cifra è pressappoco la medesima di quella di cui si è accresciuta Lamezia Terme nello stesso periodo per cui è ragionevole ipotizzare che la maggior parte dei cittadini del comprensorio si sia riversata in Lamezia Terme e qui abbia cominciato a vivere ed operare con la propria famiglia. Quasi tutti i paesi del comprensorio hanno diminuito la loro popolazione, alcuni l’hanno addirittura dimezzata. Come si può vedere sulla tabella sottostante solo in quattro paesi la popolazione è aumentata: Curinga (+444 = +7,21%); Gizzeria (+750 = +17,13); Falerna (+261 = +7,42%); Pianopoli (+743 = + 40,24%).

CITTADINI stranieri residenti in Italia. “Sono considerati cittadini stranieri le persone di cittadinanza italiana aventi dimora abituale in Italia” (Istat). Al 1° gennaio 2020 gli stranieri residenti in Italia ammontavano a 4.996.158 unità e rappresentavano l’8,4% della popolazione.
In Calabria, gli stranieri residenti alla data sopra considerata erano 104.735, pari al 5,5% della popolazione. La comunità straniera più numerosa è quella proveniente dalla Romania (31,8%) di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dal Marocco (13,8%) e dalla Bulgaria (6.1%).
Nella città di Catanzaro, capoluogo della regione, gli stranieri residenti erano 2.972 unità pari in percentuale al 3,4 della popolazione.
I cittadini stranieri residenti in Lamezia Terme, al 1° gennaio 2020, erano 5.216, pari al 7,6%, di cui 2.816 (Maschi) e 2.390 (Femmine).
I cittadini africani erano 1.442; gli europei 754; gli asiatici 585; gli americani 41, i cittadini australiani 9. La comunità straniera più numerosa in Lamezia è quella proveniente dal Marocco con il 31,9% di tutti gli stranieri presenti sul territorio, seguita dalle comunità rumena (20,2%) e ucraina (8,9%).

Stranieri residenti in Lamezia Terme

 

Stranieri residenti in Lamezia Terme per continenti

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