Bruno (Cgm) «Con la riforma maggiori possibilità nella co-programmazione»
di Igor Traboni
Le cooperative sociali vogliono essere sempre più protagoniste, anche dell’importante partita in corso sui fondi PNR «le cui risorse vanno ben oltre i circa 200 miliardi di euro previsti, perché questa è una sfida straordinaria per tutta la cooperazione, anche nello sterminato campo del welfare e per contribuire così a ridurre quelle fratture sociali determinate dalla pandemia», come argomentato Maurizio Gardini, presidente di Confcooperative, nell’aprire il webinar PNRR Italia domani. Cooperative sociali e la sfida dell’attuazione promosso da Consorzio nazionale CGM e da Fondosviluppo, in collaborazione con Confcooperative, un grande momento di confronto e approfondimento che ha visto oltre 300 persone collegate, in rappresentanza di quella realtà composta da 58 consorzi, 701 cooperative e imprese sociali e circa 50.000 lavoratori in tutta Italia, operativi in settori tradizionali della cura alla persona (minori, anziani, immigrati, disabili) ma anche in quelli emergenti (ambiente, tecnologia, arte e cultura, turismo e sostegno al lavoro).
«Il PNR – ha quindi rimarcato Gardini – è un piano che opera su diverse cabine di regia. È costruito secondo direzioni che vengono dalle istituzioni europee, dall’alto, ma richiede un forte protagonismo dal basso, un coinvolgimento delle istituzioni locali e degli enti del territorio: per questo motivo c’è stata un’intensa interlocuzione in questi mesi tra il governo e noi. I tempi di realizzazione del piano però sono molto brevi, dobbiamo essere rapidi nella fase di progettazione e poi in quella della realizzazione. Ma per noi questo è un grande banco di prova: la sfida dell’essere progettuali». Cooperative che quindi sono già in campo, con una tensione a «fare in modo che le risorse economiche del PNR non siano solamente una ricerca spasmodica per scopi indefiniti, ma diventino un’opportunità e dunque una leva per poter creare sviluppo nei nostri territori», ha dichiarato il Presidente CGM Giuseppe Bruno, che ha poi aggiunto: «il timore che ci assale rispetto a questa fase riguarda il come avverrà l’attuazione di questi obiettivi a livello territoriale: non possiamo prescindere dal comprendere i bisogni e le potenzialità dei territori. La riforma del terzo settore ci consegna uno spazio di campo in cui noi della cooperazione abbiamo un maggiore protagonismo e dobbiamo saperlo sfruttare».
Contributi più squisitamente tecnici, ma non per questo meno importanti, sono stati portati poi da Germana Di Domenico, dirigente presso il Ministero Economia e Finanze Dipartimento del Tesoro, da Giorgio Centurelli, dirigente della Ragioneria generale dello Stato – Servizio centrale del PNRR del Mef – e da Giuseppe Daconto di Fondosviluppo.
Dal canto suo, Vincenzo De Bernardo, direttore di Confcooperative, ha focalizzato il tema della cooperazione sociale nell’attuazione del piano: «Dobbiamo sentirci coinvolti in prima persona perché la cooperazione sociale è un mondo del terzo settore molto produttivo che ha come finalità quella di costruire infrastrutture sociali e sviluppo locale: non siamo solo erogatori di servizi, ma come costruttori di politiche. Dobbiamo fare in modo che le risorse che servono per consolidare strutture, organizzazioni nazionali e territoriali siano durevoli nel tempo. Per questo il mondo della cooperazione sociale assume un atteggiamento proattivo in questa fase per anticipare a livello territoriale la mappa degli obiettivi da raggiungere».
Paolo Venturi, direttore di Aicon, nel chiudere i lavori, ha avanzato la proposta di territorializzare questi incontri «per fare assestement e costruire un piano di organizzazione che trasformi la spesa in investimento sociale. È una grande opportunità per noi e per il mondo della pubblica amministrazione, che non sappiamo quando ricapiterà».
– Fonte: quotidiano Avvenire del 22/01/2022