Di Thomas Vatrano*
La salubrità degli alimenti dovrebbe essere una conditio sine qua non di qualsiasi forma di conduzione agricola. L’Italia è ai vertici in quanto a normativa per la sostenibilità e la sicurezza degli alimenti, non a caso vanta una moltitudine di prodotti a marchio certificato e tra i più imitati al mondo. Il tema della sostenibilità è al centro dei media negli ultimi mesi. Siamo nell’era dell’agricoltura 4.0, della blockchain, ecc. Si pensa a sistemi intelligenti che possano supportare gli agronomi, gli imprenditori per un uso sempre più efficiente delle acque irrigue, dei concimi, degli antiparassitari.
Bisognerà allinearsi con le nuove direttive europee per ridurre le emissioni entro il 2050. L’agricoltura sostenibile è parte del fulcro! Quindi un’agricoltura che oltre al rispetto per l’ambiente miri al sociale, ad avere una capacità produttiva nella produzione agroalimentare mondiale, garantendo la salute delle persone, migliorando la qualità della vita delle stesse e dei produttori, salvaguardando i diritti umani e favorendo l’equità sociale. Tra gli attori dei diversi settori del Green Deal ci saranno gli agricoltori, le imprese e le comunità rurali che dovranno:
Ma il concetto di agricoltura sostenibile radica il suo significato anche nel concetto di buona prassi agricola, richiama concetti di agricoltura biologica, biodinamica, ecc. Perché ogni forma di agricoltura, per antonomasia, non può prescindere dal rispetto dell’ambiente o dalla sicurezza alimentare, regole imprescindibili. Parallelamente al lato prettamente agronomico dell’agricoltura sostenibile andrà ad agire la nuova PAC, le cui finalità saranno in primis quella di garantire un reddito equo agli agricoltori, tale da garantire la resilienza in tutta l’Unione Europea e in modo da rafforzare la sicurezza alimentare. Tutelare la produzione agricola contrastando i cambiamenti climatici, garantendo sostegni alla mitigazione degli stessi e promuovendo forme di energia alternativa. Oltre a ciò la politica agricola comune dovrà mettere in atto azioni per la valorizzazione e la salvaguardia dell’ambiente, del paesaggio rurale e soprattutto della biodiversità, punto cardine per lo sviluppo di un territorio. Inoltre sarà incentivato il ricambio generazionale, l’ammodernamento del settore agricolo in modo da renderlo appetibile per i giovani e migliorare così il loro sviluppo imprenditoriale. Proprio in questo scenario si dovrà inserire il settore olivicolo meridionale e nella fattispecie regionale, che da anni ormai soffre di una crisi causata dal mancato prezzo dell’olio d’oliva. La nostra regione (ma anche il resto delle regioni olivicole italiane) per motivi orografici non può competere con altre “potenze” europee, nonostante l’elevata specializzazione olivicola e l’estensione olivetata.
Per tale motivo l’unico e più sensato obiettivo sarà quello di convogliare “le forze” nella gestione della qualità, unica strada (non da poco!) per essere competitiva. Negli ultimi anni la nostra regione sta “alzando l’astina”, aumentano le aziende agricole condotte da giovani, spesso neo-laureati che rientrano nella propria terra, proprio per dare il loro sostegno. Il nostro olio ha delle caratteristiche organolettiche di pregio ma anche delle caratteristiche che ben si prestano a rientrare nei noti claim dell’EFSA (Agenzia Europea sulla Sicurezza alimentare). C’è voglia di fare, di riscattarsi, ma spesso non basta perché, affinché il processo di produzione venga a soddisfarsi in pieno, le aziende hanno bisogno di aiuti concreti. Oltre a tale scenario, un’altra problematica che incombe sull’olivicoltura (e sull’agricoltura in generale) sono i cambiamenti climatici. Nuove sfide attendono gli imprenditori, pertanto c’è bisogno di conoscenze approfondite sulla fisiologia delle piante in modo da tutelarle dal mutamento delle variabili climatiche. Inoltre andranno riviste le strategie di lotta, proprio perché i cambiamenti climatici stanno stravolgendo i già precari equilibri degli agroecosistemi. C’è bisogno di professionalità al servizio dell’agricoltura in modo da rialzare un comparto che nonostante sia di “vitale” importanza spesso paga il duro prezzo di una gestione errata a 360 gradi. Manca l’orientamento a consociarsi, fare squadra per condividere degli obiettivi comuni. Gli imprenditori hanno bisogno di “conoscersi”, di un confronto costruttivo in modo da remare lungo la stessa strada, la strada della sostenibilità, della qualità, un binomio vincente!
*Dott. Agr. Thomas Vatrano, PhD
Member of AIPP (Italian Association for plants protection)
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