Il 9 maggio, è stato lo Schuman Day, la Festa della nostra Europa.
ACLI TERRA è una organizzazione che sente fortemente la propria vocazione europeista e l’identità europea e cerca di riconoscersi nella raffinatezza del gusto del Vecchio Continente e nella tradizione popolare della sua comunità.
Tradizione anche cristiana come è affermato nel nostro acronimo e come anche la stessa giornata ricorda, perché in questa data, nel 1087 d.C., vennero traslate a Bari le spoglie di Nicola di Myra.
Sicuramente San Benedetto e Santa Brigida sono i Patroni d’Europa, ma San Nicola è il più “popolare” da Bari fino in Lapponia, soprattutto tra le giovani generazioni.
Ritorneremo su questo argomento.
In questo testo ricorderò alcuni dati utili dell’agroalimentare europeo, ma soprattutto racconterò alcune espressioni del volto rurale e marinaresco dell’Europa che ci unisce.
Nel 2019, l’industria agricola ha occupato 9.476.600 persone, mentre i posti di lavoro nella produzione alimentare nel 2018 sono stati 3.769.850. In totale, nel 2020 questa industria ha rappresentato l’1,3% del prodotto interno lordo (PIL) dell’UE.
Per ogni euro speso, il settore agricolo reimmette nell’economia dell’UE 0,76 euro. Nel 2020, il valore aggiunto lordo (VAL) dell’agricoltura, ovvero la differenza tra il valore di tutto ciò che il settore agricolo primario UE ha prodotto e il costo dei servizi e dei beni utilizzati nel processo produttivo, è stato di 178,4 miliardi di euro.
Nel periodo gennaio – ottobre 2021 c’è stato un balzo del commercio agroalimentare europeo per un totale di 268,1 miliardi di euro. Rispetto all’anno prima gli scambi commerciali sono cresciuti del 6%, facendo registrare un surplus di 57,5 miliardi di euro grazie alle elevate esportazioni di vino, superalcolici, cioccolato, dolciumi e formaggi.
Secondo i dati di Eurostat, l’Ufficio delle Statistiche dell’UE, importazioni ed esportazioni hanno subìto una forte crescita, rispettivamente di 105,3 e 162,8 miliardi di euro (4% e 7%), totalizzando una cifra pari a 268,1 miliardi di euro totali.
Sono tutti significativi questi numeri, convincenti economicamente, per interesse, ma non sono la motivazione del nostro stare insieme e la rappresentazione complessiva della nostra ruralità e delle nostre marinerie.
Proverò a rappresentare le scelte che ci uniscono autenticamente partendo da un esempio: il comportamento di una donna o di un uomo della nostra Associazione tra nutrizione e gusto.
Un iscritto di ACLI TERRA, diversamente dalle diffuse parole d’ordine sindacali in voga, quando è a tavola può scegliere di abbinare ad un piatto di crudi pugliesi un riesling della Mosella, oppure di gustare un Jamòn Iberico de Patanegra accompagnandolo con del pane di Montalbano Elicona, senza offendere i maialini dei Nebrodi, magari assaggiando un Roquefort con del miele della Valle dei Santi, oppure sorseggiando del sidro della Normandia con un tocco di Parmigiano Reggiano.
Ciò per stile, gusto, interesse e necessità: così decliniamo questi paradigmi.
Per stile perché la nostra organizzazione e l’europeismo segue una gerarchia di valori che orientano ognuno di noi nelle scelte che non possono essere limitate, perché vocate alla conoscenza, alla cultura, al confronto.
Quindi non possiamo non aprire i confini della nostra tavola, in senso più ampio della nostra cultura, poiché ci sentiremmo snaturati.
Siamo storicamente animati dalla voglia di conoscenza.
Per gusto: semplicemente perché vorremmo permetterci le cose migliori che potremmo avere disponibili; mi sembra elementare.
Per interesse: perché un tedesco dovrebbe bere un nostro vino se noi rifiutassimo il suo? Poi se la gioca chi ha i prodotti migliori, ma il commercio è anche reciprocità.
Per necessità: quando erano difficili i trasferimenti delle merci erano, invece, diffuse le malattie causate da carenze alimentari. Attenzione a radicalizzare il concetto del “chilometro zero”, il Km 0, perché quando funzionava così si viveva peggio. Scorbuto, pellagra, rachitismo erano un dramma diffuso, anche nella nostra Italia.
Noi ci sentiamo europei, sia a tavola che in ogni altro campo, appunto per stile, gusto, interesse e necessità. Tutti questi paradigmi costituiscono la nostra identità europea, ma vi è un quinto elemento che li lega: lo spirito.
Quel soffio vitale che ci anima, quella forza che ci mette in movimento e ci unisce, legati da storia e destino.
Uniti da una intesa che nasce guardando l’Atlantico dalla Duna di Pilat, ascoltando la musica sui gradoni del Teatro di Taormina, toccando la potenza del marmo lavorato dei Fori Imperiali a Roma, odorando il profumo della Valle delle Rose in Bulgaria e gustando l’arte culinaria basca nelle moderne cucine stellate.
I nostri stessi sensi ci dicono che amiamo l’Europa, la sentiamo nostra e ci sentiamo parte della stessa.
Ad inizio di questo testo ho citato San Nicola e la sua popolarità e sapete questa da dove deriva? Da due espressioni caratterizzanti del Nostro: il dono e il dialogo ecumenico.
Credo che donare e dialogare siano i verbi fondamentali della Pace, ecco perché i bambini europei lo attendono da secoli in festa.
Nicola Tavoletta
Presidente Nazionale ACLI TERRA
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