A Falerna, piccolo comune della provincia di Catanzaro, l’Associazione “Briganti del Mancuso” e il dottore agronomo Michele Ferraina sono impegnati nella riscoperta e rivalutazione di un grano antico, coltivano da moltissimi anni e che oggi si tenta di darne una valorizzazione storico-agronomica-economica. Cintarola, così chiamano questa varietà di grano che pare abbia origine legate agli antichi romani. L’Associazione e l’agronomo Dr. Ferraina, da quattro anni progettano e attuano la valorizzazione del grano cintarola e l’intero areale di coltivazione. Luglio è il mese scelto per organizzare la festa della varietà di questo grano antico che sta riscuotendo apprezzamento tra i cittadini falernesi e del comprensorio. La festa del grano consiste, nel far rivivere ai contadini coltivatori, cittadini e visitatori tutte le fasi della lavorazione, completamente manuali, senza mezzi meccanici proprio come si faceva un tempo, ed assaporarne anche i prodotti tipici. La parte scientifica e ricerca, di grande importanza per l’intero areale, viene affidata al dottore agronomo Ferraina, mentre la parte storica e di animazione sociale viene svolta dai volontari e dal presidente Luca Mendicino dell’Associazione “Briganti del Mancuso”. Il grano “cintarola” viene coltivato nel pianoro Istia 650 metri slm, nel comune di Falerna, ottimo prodotto, una farina di qualità. Quando si parla di grani antichi, generalmente si pensa a grani di tantissimi anni fa ma scientificamente si fa riferimento a quei grani antecedenti alla rivoluzione verde, anni compresi tra gli anni ’40 e ’60. Il grano cintarola è una varietà aristata (con i famosi baffi), tipo tenero, le caratteristiche sono quelle classiche di un grano antico fra cui altezza del culmo elevata, qualità del prodotto eccezionali e una buona resa, sicuramente tutti punti di forza che oggi i grani moderni non hanno, salvo la resa elevata. Nel pianoro Istia, da sottolineare, si evidenza una elevata biodiversità, infatti è facile trovare diversi tipi di piante con stupendi fiori (oggi nei grani moderni sono definiti infestanti e non accettati nella stessa particella di coltivazione). Per questo è attraente e raro avvertire un buon profumo nello stesso appezzamento di coltivazione. La ricerca viene svolta e applicata anche nella valorizzazione dei prodotti, sia come cereale (seme), paglia e trasformato in farina (meglio se integrale o di tipo due).
Infatti durante la molitura del seme, avvenuta con mulino a pietre e macina lenta, il prodotto ottenuto ha dato una resa del 70% circa e minima quantità di sottoprodotto.
La farina risulta al tatto molto consistenze e corposa con un buon profumo di bosco, frutta secca, ottima per la panificazione, infatti il pane prodotto porta con sé gli stessi profumi.
Il 30% del restante prodotto ottenuto tra cui il cruschello ha un colore dorato con sentori di mandorlo e castagno. Il cruschello è anch’esso adatto all’alimentazione umana, ricco di fibre, oppure aggiunto alla farina per formare un prodotto integrale o semi integrale. Il secondo prodotto ottenuto dalla coltivazione del grano è la paglia, anticamente e a volte ancora oggi, usata come lettiera per gli animali, asini, ovicaprini, suini e vacche. Viene raccolta in balle e stivata, anche se a volte, vista la poca presenza di stalle e allevamenti in zona, si dà vita ad un utilizzo più “sociale”. Infatti si è pensato ad un utilizzo come pacciamante per aiuole e siepi presenti nello stesso comune. Il lavoro intorno al grano cintarola, sia dal punto di vista scientifico che storico-sociale, rappresenta una scommessa per l’intero comprensorio di Falerna, diremmo che siamo in presenza di un progetto di sviluppo che potrebbe far nascere una micro-filiera: grano, mulini a pietra, farina, pane. Tutto sotto il nome antico di “Cintarola” o meglio ancora “Filiera cintarola”.