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Lavoro e competenze: nuove interazioni

Grandi trasformazioni tecnologiche, economiche, culturali e sociali,  nuovi linguaggi e schemi concettuali  stanno plasmando le nostre vite,  ci pongono  punti interrogativi del tutto inediti, ridisegnano il fabbisogno di competenze, ci chiedono di imparare l’alfabeto culturale e tecnologico con cui comprendere il presente e immaginare il futuro. Il rapporto Future of Jobs del World Economic Forum 2022, mette in evidenza  che circa metà dei lavoratori nei prossimi cinque anni avrà bisogno di riqualificazione, a causa della “doppia disruption”, ovvero dell’impatto economico della pandemia e della crescente automazione. Il lavoro, inteso come identità sociale, espressione di sé e percorso di realizzazione delle proprie aspirazioni, rappresenta un campo di indagine particolarmente soggetto ai mutamenti in atto  e sul quale si addensano, volgendo lo sguardo all’orizzonte dei prossimi decenni, numerose incognite. Un ragazzo che entra a scuola nel 2023 uscirà dalle scuole secondarie nel 2036, e considerati i profondi cambiamenti degli ultimi  anni, non possiamo che guardare con incertezza a quella data, i programmi scolastici non tengono il passo con il rapido cambiamento delle competenze professionali; le competenze cognitive, come la matematica e la lettura, perdono valore sul posto di lavoro; le mansioni lavorative si sono spostate drasticamente verso compiti che richiedono un mix di competenze  che includono la risoluzione dei problemi, la comunicazione e l’innovazione. Serve  costruire una visione prospettica e sistemica  per tentare di interpretare e abitare le trasformazioni che stiamo vivendo.

Prima sfida: doppia transizione

La grande sfida della transizione ecologica e digitale pone una serie di problematiche cruciali, sia a livello della riorganizzazione dei processi aziendali e di sviluppo di nuove e più specifiche competenze della forza lavoro, sia a livello contrattuale e legislativo. Le due transizioni sono l’una il presupposto dell’altra, interconnesse e  interefficienti, e sono supportate  dai finanziamenti europei. L’Italia è la prima beneficiaria, in valore assoluto, dei due principali strumenti del cosiddetto “Next Generation EU” (NGEU): il Dispositivo europeo per la ripresa e la resilienza (RRF) e il Pacchetto di assistenza alla ripresa per la coesione e i territori d’Europa (REACT-EU). Per la sua attuazione, il dispositivo RRF richiede che gli Stati membri presentino un pacchetto di investimenti e riforme, il cosiddetto Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR), un’opportunità concreta per potenziare la competitività del paese e per rilanciarne l’occupazione, con particolare riguardo alle piccole e alle medie imprese.

Seconda sfida: i nuovi trend

Questi processi di trasformazione impattano non solo sulla produttività, ma anche sul modo di lavorare e sulla vita delle persone che lavorano, costringendo molti lavoratori a continui percorsi di re-skilling e up-skilling, resi necessari dal bisogno di sviluppare nuove competenze per la gestione dei processi automatizzati. Ciò comporterà un “rimescolamento” del panorama occupazionale che dovrebbe portare più occupazione tra la manodopera ad alta qualificazione e, verosimilmente, una contrazione delle opportunità nel settore dei cosiddetti lavori routinari, che maggiormente si prestano ad essere sostituiti mediante forme di intelligenza artificiale. Inoltre appare oramai evidente  la sempre più marcata discrasia tra la domanda di lavoro delle aziende e l’offerta (mismatch), vale a dire l’inadeguatezza delle competenze professionali rispetto all’evoluzione tecnologica in corso, un crescente disallineamento tra domanda e offerta di competenze. Le strutture commerciali delle aziende stanno radicalmente cambiando, così come le strategie di marketing, e di conseguenza i profili professionali richiesti. Sempre più spesso sentiamo parlare di figure di data scientist, customer experience designer, customer manager, bot developer e ovviamente dei responsabili SEO e social media. Questo  è il momento per  aziende, imprese e imprenditori di fare scelte ambiziose.

Terza sfida: nuove competenze

Sarebbe tuttavia riduttivo immaginare che l’acquisizione di nuove competenze possa essere circoscritta al perimetro delle cosiddette digital skill.  Secondo il rapporto “The changing nature of work and skills in the digital age”, elaborato dal  Joint Research Centre  (JRC) della Commissione europea, proprio per effetto delle tecnologie digitali il mercato del lavoro richiede una combinazione di competenze digitali, consolidate abilità trasversali, e competenze ibride. Una nuova dimensione dell’imparare a imparare mantiene la sua funzione chiave per l’apprendimento di quadri di comportamento e di percezione legati all’autonomia, alla metacognizione, all’autoconsapevolezza e all’autoregolazione.  Secondo le previsioni, oltre il 50% delle professioni subirà cambiamenti sostanziali a seguito di processi di scissione, fusione e ibridazione delle competenze. Tra le professioni in crescita, soltanto il 57% riguarderà la tecnologia, mentre le competenze trasversali e interpersonali acquisiranno un peso sempre maggiore.

Quarta sfida: job 2030

Innovazione, ricerca, formazione e istruzione: su questi campi verrà sicuramente giocata la partita sul lavoro del futuro. Si intravedono tre ambiti molto diversi per lo sviluppo di mestieri adatti allo scenario economico emergente, basati su altrettanti punti di forza umani, su cui le politiche attive del lavoro sono chiamate a concentrarsi. Il primo  riguarda l’economia della conoscenza; il secondo riguarda l’empatizzazione dei processi; l’ultimo concerne l’adattabilità e la riqualificazione. I programmi europei possono essere uno stimolo per lo sviluppo di competenze e di iniziative imprenditoriali che aiutino l’ingaggio dei giovani e il loro ingresso nel mercato del lavoro. Anche a loro, infatti, è dedicato il programma delle opportunità per il green deal europeo, meglio noto come New European Bauhaus. Le conoscenze specialistiche e le competenze umanistiche dovranno dunque svilupparsi di pari passo, tenendo ben  presente  che c’è un denominatore comune che potenzia ciascun pilastro dell’attuale innovazione dei contesti, senza essere nessun pilastro, come il linguaggio non è la poesia ma ne consente la sublimazione: internet. La possibilità di connettere tutto e tutti è una singolarità storica che definisce un prima e un dopo. Un quadro con numerose criticità, che l’automazione sta già oggi mostrando, ma sicuramente interessante e, per certi versi, nuovo motore prometeico.

Pasquale Scaramuzzino

Presidente Fenimprese Lamezia Terme

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