Le superfici
In Calabria le specie officinali coltivate sono 10, la produzione è caratterizzata innanzi tutto dalla presenza di due piante storiche: il bergamotto con circa 1800 ha di superficie coltivata, concentrati nella provincia di Reggio Calabria, 45 comuni interessati alla coltivazione; la liquirizia con 1000 ha di superficie, concentrata nella provincia di Cosenza e Crotone prevalentemente ma sono coinvolti anche comuni nella provincia di Catanzaro e di Reggio, soprattutto della fascia Jonica. Entrambe le colture hanno una storia di coltivazione e di trasformazione nella nostra regione di secoli, le coltivazioni hanno ottenuto il riconoscimento della Dop.
Per quanto riguarda il bergamotto la produzione principale resta l’olio essenziale, ma negli ultimi anni si è incrementata sempre di più la produzione dei succhi, e degli estratti a 360° perché sempre più utilizzato in vari prodotti nutraceutici per il benessere della persona.
I principali prodotti della liquirizia sono la radice essiccata e tagliata a bastoncini per uso erboristico, ma soprattutto la concentrazione e la produzione di caramelle, polvere per le gelaterie, liquorerie, cosmetici, etc. Due sono le realtà di trasformazione più importanti in Calabria, Nature Med (Castrovillari), Amarelli (Rossano Calabro), nel crotonese c’è una piccola realtà di trasformazione della radice di liquirizia ai fini erboristici.
Il resto delle produzioni officinali in Calabria vede come protagonista l’origano che in questi ultimi 10 anni ha visto l’abbandono della raccolta spontanea e l’aumento delle superfici coltivate. Oggi gli ettari investiti a tale coltura sono circa 35 ha sull’intero territorio regionale, i comuni coinvolti sono in tutte le provincie calabresi. Restano ancora delle realtà di commercializzazione dell’origano che acquistano dai raccoglitori dello spontaneo, riguarda alcune aziende della provincia di Cosenza e di Catanzaro. Il goji in Calabria ha una superficie di coltivazione di 38 ettari tutti concentrati nella provincia di Cosenza e in un’unica azienda produttrice.
Anche la Lavanda in questi ultimi 5 anni è entrata nelle coltivazioni calabresi con circa 5 ha concentrati tra la provincia di Cosenza, (area Parco del Pollino, Morano Calabro) e nella provincia di Catanzaro, (comune di Lamezia Terme).
La coltura dello zafferano si estende su una superficie di tre ettari con tre aziende coinvolte, 2 nella provincia di Reggio Calabria e una nella provincia di Cosenza.
La salvia è coltivata su circa 3,5 ha in prevalenza tra le provincie di Reggio Calabria e Vibo Valentia; lo stesso è per le specie di alloro e Rosmarino.
Ultima specie da citare ancora coltivata in Calabria è il gelsomino su circa 5 ha nella zona della Locride, in provincia di Reggio Calabria.
Realtà vivaistiche di produzione piante officinali in Calabria
Le realtà vivaistiche di produzione di piante officinali in Calabria sono tre, una nella provincia di Cosenza, una di Crotone, una di Reggio Calabria.
Quella della provincia di Reggio Calabria, produce piantine di Origano derivanti dal germoplasma locale calabrese, elicriso da germoplasma locale, e tutte le altre principali specie officinali, dalle mente, rosmarino, slavia, alle lavande etc.
La realtà vivaistica della provincia di Crotone è specializzata nella produzione di piantine di Aloe, vera e arborescens.
Quella della provincia di Cosenza produce piantine di Aloe arborescens, lavanda, timo e salvia.
Quarta Gamma e piante officinali
Due sono le realtà produttrici di quarta gamma sulle piante officinali, in particolare riguardano le aromatiche fresche, entrambe le realtà si trovano nella provincia di Vibo Valentia, entrambe le realtà vendono per la grande distribuzione a livello nazionale.
Un’altra realtà di produttori di aromatiche fresche quarta gamma si trova nella provincia di Reggio Calabria, è di dimensioni medio piccole e produce soprattutto per il territorio circostante.
Camomilla
Raccolta dallo spontaneo
Liquirizia, Origano, finocchio selvatico(azienda della provincia di Reggio Calabria, che lavora ed essicca i semi raccolti dallo spontaneo), ginestra, mirto, anice selvatico, elicriso, sono le specie da cui si raccoglie dallo spontaneo abbondantemente. Per la ginestra la raccolta spontanea viene utilizzata prevalentemente in Calabria dalle aziende produttrici di essenze, soprattutto nella provincia di Reggio Calabria. Per quanto riguarda l’origano, il finocchio selvatico e la liquirizia la raccolta dello spontaneo è utilizzata sempre all’interno della regione dalle realtà di trasformazione esistenti, le cose cambiano con il mirto e l’elicriso che vede raccoglitori provenienti anche da fuori regione, le due specie sono anche utilizzate a livello regionale, dal settore liquoristico il primo e dal settore cosmetico il secondo. La raccolta spontanea riguarda anche il carciofo selvatico con una realtà del reggino che li utilizza per produzioni sott’olio. La raccolta spontanea non è controllata e non è regimentata in nessun modo. Coltivare specie officinali, pertanto, diviene di prioritario interesse ai fini conservativi privilegiando quelle che possono adattarsi alle specifiche condizioni climatiche; per una fonte alternativa di reddito.
Le spezie importatori
Le realtà dei grossisti venditori di spezie importate sono circa 10 distribuiti su tutto il territorio regionale. Tra le specie importate oltre al pepe nero, bianco, rosso, peperoncino etc, ci sono anche la liquirizia e l’origano.
Il settore delle piante officinali in Calabria è un settore di “nicchia” ma con un trend in espansione ed un potenziale ancora tutto da sfruttare, in particolare cito due specie che hanno grossi potenziali: le colture dell’origano e della liquirizia hanno ancora ampi spazi per l’aumento delle superfici coltivabili. Il settore vede coinvolte circa una 50 di aziende agricole per le specie con superfici piccole, le aziende agricole di bergamotto e di liquirizia sono molte di più circa un migliaio. La superficie totale investita per liquirizia e bergamotto è di circa 2800 ha, mentre per le altre specie la superficie totale è di circa 100 ha. Negli ultimi 10 anni c’è stato un aumento lento ma costante della coltivazione delle officinali, anche delle superfici biologiche, che interessano quasi la totalità dei 100 ettari, infine si segnala la nascita in questi ultimi anni di diverse realtà, medio piccole, di produzione di cosmesi a base di piante officinali. Tuttavia nonostante i numeri in crescita, gran parte del fabbisogno di materie prime anche nella nostra regione è soddisfatto dall’offerta estera (liquirizia e origano soprattutto).
Il lavoro dell’ARSAC (Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese)
L’Arsac lavora sulle Piante Officinali sin dal 1994, quando venne finanziato il primo progetto POM 5/D-6/D Regione Calabria, successivamente ha partecipato a due progetti PON Interregionali, per il triennio 1999-2001,con la Sardegna, la Sicilia e la Campania, finanziati dal Ministero, uno sull’intero comparto delle piante officinali, “Valorizzazione dei prodotti trasformati di Piante Officinali dell’Italia Meridionale e insulare”, l’altro specifico su Mirto e Liquirizia.
Nel 2008 ha partecipato al progetto Pasamme (Profumi e sapori delle montagne mediterranee) di cooperazione transnazionale con la Francia, Bulgaria e Marocco, che ha avuto l’obiettivo di lavorare un anno insieme per promuovere i territori attraverso profumi e sapori caratteristici delle proprie produzioni agroalimentari, intesi come parte integrante della cultura, della storia e delle tradizioni di ciascuno dei paesi interessati, dentro questi profumi e sapori diverse sono state le specie officinali prese in considerazione (per la Calabria: finocchio selvatico, anice selvatico, liquirizia, origano etc).
Oltre alla partecipazione ai progetti diverse sono state le attività:
- Predisposizione di campi catalogo nei vari Centri Sperimentali e Dimostrativi dell’ARSAC (altopiano Silano, Mirto Crosia (CS), Lamezia Terme (CZ);
- Prove di coltivazione nei vari areali e fasce altimetriche;
- Indagine economica sul comparto;
- Seminari divulgativi sulle tecniche di coltivazione e dsulle buone prassi della raccolta spontanea, realizzati sull’intero territorio regionale;
- Indagine etnobotanica sull’intero territorio Regionale, pubblicazione dell’opuscolo “Le piante della tradizione Calabrese” Il valore etnobotanico di un territorio è in stretto rapporto con la sua identità culturale;
- Produzione di opuscoli divulgativi (quaderno didattico “Piante officinali e i 5 sensi”, Vademecum per gli insegnanti, “Piante Officinali, Ambiente benessere”, Schede Tecniche e di coltivazione delle piante officinali, buone prassi di coltivazione, buone prassi per la raccolta spontanea)
- Indagine sulle fitocenosi per individuazione della flora officinale spontanea. I siti oggetto di attenzione sono stati individuati nelle provincie di Reggio, Catanzaro e Cosenza;
- Produzione di un CD Rom sui risultati ottenuti con il progetto POM Regionale;
- Studio e produzione della relazione per la Dop della Liquirizia di Calabria;
- Individuazione della prassi agronomica per la coltivazione dell’Origano (germoplasma locale) e della Liquirizia (germoplasma locale) – domesticazione;
- Coinvolgimento di un vivaio per la produzione delle piantine di origano e istituzione campo madre (domesticazione);
- Studio sui diversi chemiotipi di origano calabrese, in collaborazione con l’Università di Bari- Agraria;
- Studio per la moltiplicazione della Pimpinella anisoides (domesticazione), ancora in corso;
- Prove di uso degli oli essenziali per la conservazione di agrumi e fragole, entrambi gli studi sono stati anche pubblicati sul sito istituzionale dell’ARSAC;
- Promozione per la costituzione del consorzio produttori delle piante officinali e loro derivati della Calabria;
- Redazione del progetto integrato di filiera piante officinali, con l’obiettivo di tutelare e valorizzare, in Calabria, il comparto delle piante medicinali ed aromatiche (il progetto è stato finanziato) sono state coinvolte 129 aziende di tutto il territorio regionale;
- Sono stati realizzati 4 corsi di formazione professionale per operatori, hobbysti, etc. sulle piante officinali, i corsi sono articolati con un monte ore di lezioni teoriche e un monte ore di lezioni pratiche sia per il riconoscimento delle piante sia per la trasformazione e l’utilizzo in fitocosmesi;
- Il Centro Sperimentale e Dimostrativo dell’ARSAC di Lamezia Terme è dedicato alle piante officinali, con i campi di coltivazione, catalogo e i laboratori per la trasformazione, estrazione oli essenziali, estrazione pigmenti, seconda trasformazione produzioni cosmetiche etc.;
- Studio per l’individuazione dei tempi balsamici di alcune specie ai fini dell’estrazione dell’olio essenziale (Cipresso e Alloro);
- Recupero del germoplasma locale di Lavandula multifida, prove di riproduzione e tecnica colturale adeguata, anche questo studio non si è ancora concluso, partito come progetto regionale in collaborazione con l’Università di Reggio Calabria Dipartimento di Agraria, in corso.
- Utilizzo no food delle principali coltivazioni mediterranee soprattutto olivo e agrumi ai fini officinali, prove di estrazione di principi attivi, pigmenti e produzione di oli essenziali delle diverse varietà di agrumi;
- Attività didattica con le scuole di ogni ordine e grado, diverse le scuole che ci hanno chiesto di poter fare l’alternanza scuola lavoro con la struttura del CSD di Lamezia dedicata, con il laboratorio di trasformazione delle piante officinali(fitocosmesi, tintura naturale etc.).
Tante delle attività summenzionate sono ancora in corso, presso il CSD (Centro Sperimentale e Dimostrativo) – ARSAC di Lamezia Terme, son in atto diverse attività riguardanti le piante officinali: i campi catalogo con le varie sezioni (piante da profumo, piante tintorie, piante per i gemmoderivati, piante aromatiche, piante medicinali), i campi di conservazione del germoplasma per alcune specie officinali: Lavandula multifida, specie spontanea nella nostra regione, Foeniculum vulgaris subsp. piperitum, Humulus lupulus, Glycyrrhizza glabra, è stato effettuato prelievo di materiale vegetale da diversi siti e si è provveduto alla messa a dimora, la fase successiva è la moltiplicazione, campo di coltivazione di Canapa sativa. Le attività relative al laboratorio di trasformazione riguardano: la fitocosmesi (estrazioni vari e formulazione per la produzione di saponi, creme, oleoliti etc), l’estrazione dei pigmenti ai fini della colorazione delle fibre naturali: la seta, la lana e la ginestra in particolar modo. La seta è una delle fibre utilizzate in quanto la produzione dei bozzoli fa parte delle attività sperimentali di uno dei Centri sperimentali dell’ARSAC, quello di Mirto Crosia (CS). L’attività di trasformazione delle piante officinali negli anni si è incrementata ed è diventata anche offerta formativa. Dalle fibre alla tessitura il passo è stato breve, il laboratorio di tintura si completa con il laboratorio di tessitura, anche in questo caso si è proceduto ad organizzare annualmente corsi per la professionalizzazione dell’artigianato tessile calabrese e per tutti coloro che vogliono avvicinarsi a quest’arte.
Il Settore, in Calabria, risulta molto dinamico e abbastanza “anarchico”, con molto sommerso, questi aspetti sono legati al fatto che lo sviluppo delle aziende è di tipo “sui generis”, legato a percorsi determinati da esperienza personale e tradizione familiare, manca completamente un approccio agroindustriale e di filiera integrata, malgrado il tentativo fatto nel 2006 (PIF piante officinali).
La programmazione dell’ARSAC per le piante officinali nei prossimi anni
Stabilire quali specie di piante officinali introdurre in un determinato contesto ambientale, non può prescindere dalla valorizzazione di ciò che è già presente sul territorio in esame, sia in termini di specie coltivate, sia spontanee.
La Calabria conta un enorme patrimonio etnobotanico, legato a tradizioni che, a volte, caratterizzano inequivocabilmente intere aree del territorio regionale.
Fanno parte della tradizione agricola calabrese le coltivazioni di cedro dell’Alto Tirreno Cosentino, quelle di bergamotto nel Reggino, di gelsomino nella Locride e di liquirizia sul versante ionico cosentino.
In Calabria, moltissime specie botaniche spontanee vengono ancora raccolte e utilizzate a scopo alimentare, oppure entrano a pieno titolo nella farmacopea popolare.
Sulla base di quanto già strategicamente avviato in altre aree, per la rivalutazione di aree marginali e in generale del settore agricolo, sarebbe importante promuovere la destinazione di alcune aree agricole alla produzione di piante officinali con specie adatte all’ambiente pedoclimatico, facilitando il controllo diretto della filiera totale a partire dalla materia prima.
Le condizioni di fattibilità per poter avviare tali coltivazioni sono: la conoscenza di quali piante coltivare, quali terreni ed attrezzature siano indispensabili, quanta manodopera si debba avere a disposizione, quali macchinari siano necessari, quali siano i costi di produzione e/o trasformazione, quali siano le rese ed i redditi e, soprattutto, come commercializzare i prodotti.
Ma per raggiungere buoni risultati, è necessario procedere alla organizzazione/programmazione di processi di formazione a livello locale per gli operatori agricoli (e tutti gli stakeholder), attraverso apposite sinergie tra le Istituzioni competenti sul territorio, coinvolgendo gli esperti degli Enti di ricerca in questa programmazione, considerata la grande specificità e diversificazione del settore delle officinali.
In sintesi, è necessario “fare sistema” ma anche realizzare una ristrutturazione (o meglio strutturazione) della filiera, ci rendiamo conto che oggi il settore ha una grande carenza soprattutto per quanto riguarda la meccanizzazione di alcune operazioni colturali, nello specifico servirebbe una gamma di macchine agricole medio piccole e multifunzionali, per ridurre i costi di produzione.
Si è già accennato al fatto che alcune specie officinali malgrado caratterizzino la produzione calabrese, sono oggetto di importazione, sia in ragione della ridotta capacità produttiva regionale, sia per il prezzo che rende più competitivo il prodotto estero anche con minore qualità
E’ necessario attivare processi di certificazione e promozione delle produzioni di piante officinali come prodotti tipici della tradizione e dei Territori.
Obiettivi
- Garantire al settore, soprattutto se si tratta di specie officinali autoctone e/o spontanee, caratteristiche di multidisciplinarietà, in un’ottica di salvaguardia del territorio e dell’ambiente.
- attivare sinergie e progettualità in un’ottica condivisa tra Enti locali, privati cittadini, operatori della filiera ed Amministrazioni pubbliche, stimolando anche l’utilizzo del prodotto officinale a fini turistici, ambientali e domestici multifunzionalità dell’azienda agricola;
- rendere efficiente la programmazione colturale favorendo così la penetrazione sui mercati;
- innovare il prodotto ed il processo, mirando alla riduzione dei costi, anche attraverso il potenziamento della meccanizzazione e l’ulteriore miglioramento della qualità di base già elevata;
- favorire lo sviluppo e la sperimentazione di applicazioni di ingegneria agraria volte alla realizzazione di macchine per raccolta ed altro adatte al settore, soprattutto di dimensioni adeguate alle superfici di montagna o a quelle marginali;
- individuare processi produttivi ecosostenibili (difesa integrata, lotta biologica e ricorso a principi attivi fitosanitari di nuova generazione) sviluppare la sperimentazione sull’uso di estratti da piante officinali per la difesa delle colture;
- mettere a punto innovativi protocolli di propagazione, moltiplicazione e coltivazione delle specie officinali; individuare e sperimentare nuove specie da aree a clima mediterraneo o provenienti dal patrimonio genetico autoctono o naturalizzato;
- salvaguardare il germoplasma naturale ed autoctono che rappresenta un’importantissima fonte di geni utili e di diversità per il rinnovamento e l’ampliamento del patrimonio officiale, attraverso l’istituzione di campi di raccolta di germoplasma ai fini dell’approfondimento della conoscenza tecnica e dei principi attivi contenuti nelle piante anche in base alle tecniche estrattive.
Risulta abbastanza chiaro che l’individuazione delle piante officinali più idonee ad essere coltivate sul territorio calabrese debba tener conto di numerosi fattori, non solo di tipo strettamente ecologico-ambientale, ma anche (e soprattutto) economico e persino culturale. Il lavoro fatto negli anni passati: l’acquisizione dei dati relativi al censimento della flora officinale spontanea del territorio, insieme ai dati relativi all’ambiente pedologico; al fitoclima e alla fitogeografia; tenendo conto della conservazione e rispetto della biodiversità, del rispetto e valorizzazione delle tradizioni del territorio, nonché dell’orientamenti del mercato in materia di piante officinali ci ha consentito di individuare delle unità territoriali ambientali con l’indicazione delle piante officinali coltivabili.
Gli sbocchi sul mercato rappresentano una valutazione di fondamentale importanza che non è sempre semplice effettuare, poiché il mercato di piante officinali ed aromatiche è caratterizzato da una certa variabilità sia a livello stagionale che nel medio/lungo periodo. Infatti, esistono essenze sempre richieste, alle quali si affiancano vere e proprie “mode” che spingono verso i consumi di una determinata specie, con un successo che può durare anche solo pochi anni.
Nei prossimi anni con il lavoro dell’ARSAC ci proponiamo di ampliare le superfici destinate alla coltivazione di officinali, contemporaneamente è necessrio indirizzare le scelte: ad esempio, le essenze tipiche della flora mediterranea cresceranno bene nelle zone costiere, mentre in aree geografiche più temperate saranno altre le specie da coltivare.
Un secondo aspetto da tenere in considerazione è il target produttivo, valutando quali fra le essenze indicate per quella particolare zona geografica sono le più richieste dal mercato, in che quantità, e durante quali periodi dell’anno.
Conservazione e rispetto della biodiversità
La prima attività del lavoro dell’ARSAC riguardo alle piante officinali sarà quella di conservare e rispettare la biodiversità ecosistemica:
“… La biodiversità rafforza la produttività di un qualsiasi ecosistema (di un suolo agricolo, di una foresta, di un lago, e via dicendo). Infatti è stato dimostrato che la perdita di biodiversità contribuisce all’insicurezza alimentare ed energetica, aumenta la vulnerabilità ai disastri naturali, diminuisce il livello della salute all’interno della società, riduce la disponibilità e la qualità delle risorse idriche e impoverisce le tradizioni culturali.
Ciascuna specie, poco importa se piccola o grande, riveste e svolge un ruolo specifico nell’ecosistema in cui vive e proprio in virtù del suo ruolo aiuta l’ecosistema a mantenere i suoi equilibri vitali. Anche una specie che non è a rischio su scala mondiale può avere un ruolo essenziale su scala locale. La sua diminuzione a questa scala avrà un impatto per la stabilità dell’habitat. Per esempio, una più vasta varietà di specie significa una più vasta varietà di colture, una maggiore diversità di specie assicura la naturale sostenibilità di tutte le forme di vita, un ecosistema in buona salute sopporta meglio un disturbo, una malattia o un’intemperie, e reagisce meglio.
La biodiversità, oltre al valore per se, è importante anche perché è fonte per l’uomo di beni, risorse e servizi: i cosiddetti servizi ecosistemici. Di questi servizi, che gli specialisti classificano in servizi di supporto, di fornitura, di regolazione e culturali, beneficiano direttamente o indirettamente tutte le comunità umane, animali e vegetali del pianeta.
Gli stessi servizi hanno un ruolo chiave nella costruzione dell’economia delle comunità umane e degli Stati. Ad esempio, la biodiversità vegetale, sia nelle piante coltivate sia selvatiche, costituisce la base dell’agricoltura, consentendo la produzione di cibo e contribuendo alla salute e alla nutrizione di tutta la popolazione mondiale”.
Molto deve essere fatto nel campo delle piante medicinali e della loro importanza nel discorso più generale dello studio e della preservazione della biodiversità. Questo argomento, infatti, non è stato analizzato finora in modo soddisfacente, a fronte invece di una crescente importanza per la salute e in campo economico recentemente assunta dalle piante officinali.
Nel caso specifico delle piante officinali, riteniamo che il loro utilizzo, basato sia sulla raccolta tradizionale in natura, sia sulla coltivazione su superfici più o meno ampie, in alcuni casi possa contribuire a causare perdite di biodiversità. Ciò può avvenire attraverso i seguenti meccanismi:
– Alterazione e perdita degli habitat dovuta al sovrasfruttamento delle risorse.
– Introduzione di specie aliene
Alterazione e perdita degli habitat dovuta al sovrasfruttamento delle risorse
Quando l’attività di raccolta di una risorsa naturale rinnovabile in una data area è eccessivamente intensa, la risorsa stessa rischia di esaurirsi. Ciò vale, in particolare, per le specie animali (caccia e pesca), ma deve essere esteso anche alle specie vegetali.
L’esempio offertoci dalle aree tropicali è emblematico, dove molte aree selvatiche sono state distrutte per prelevare piante o parti di piante per l’industria farmaceutica o cosmetica.
Ma non c’è bisogno di andare lontano per riconoscere, anche nella nostra Nazione ma anche nella nostra Regione, possibili casi di perdita di biodiversità dovuti all’eccessivo sfruttamento di una specie, prelevata dal territorio anche per scopi banali. Basti pensare alla raccolta incontrollata delle specie fungine, oppure alla raccolta di fiori rari e pregiati a scopi collezionistici.
Nel campo delle specie officinali, un esempio emblematico è quello relativo alla raccolta delle radici di genziana (in particolare, Gentiana lutea), che è stata regolamentata in molte regioni italiane, ove questa specie un tempo veniva saccheggiata selvaggiamente. In Alto Adige, la raccolta incontrollata di rizomi di Gentiana lutea, utilizzati in liquoreria, ha rischiato di far estinguere questa specie dai pascoli montani e, attualmente, ne vige il divieto assoluto di raccolta (L.p. Nr. 6 del 12 Maggio 2010).
Per molte specie officinali, ricorrere alla raccolta diretta sul territorio innesca una problematica tutt’altro che banale, soprattutto alla luce delle restrizioni imposte dalle normative comunitarie in materia di difesa e conservazione di peculiari ecosistemi vegetali (Direttiva Habitat 92/43/CEE).
Ad esempio, piante officinali apparentemente comuni, come l’elicriso (Helichrysum italicum), e anche abbondanti localmente, come l’efedra (Ephedra distachya), rientrano nell’Habitat “2210: Dune fisse del litorale (Crucianellion maritimae)”. E’ implicito che, in queste aree, la loro raccolta debba essere vietata o, quanto meno, regolamentata.
Allo stesso modo, sarebbe impensabile in Calabria ricorrere alla raccolta spontanea della radice di spina-porci (Sarcopoterium spinosum), potente anti-diabetico, trattandosi di una pianta rarissima, che si rinviene solo in 3-4 stazioni, inclusa dalla Direttiva nell’Habitat “5420: Frigane a Sarcopoterium spinosum”.
Per molte di queste piante, è senz’altro auspicabile ricorrere alla coltivazione, sperimentando adeguate tecniche di propagazione, tecniche colturali e di raccolta.
4.2 Introduzione di specie aliene.
Tra le principali causa di perdita di biodiversità, in Italia e nel mondo, ci sono le cosiddette “specie esotiche invasive”. Si tratta delle specie di animali e di piante originarie di altre regioni geografiche (volontariamente o accidentalmente introdotte sul territorio nazionale), che hanno sviluppato la capacità di costituire e mantenere popolazioni vitali allo stato selvatico e che si insediano talmente bene da rappresentare una vera e propria minaccia.
Queste specie, infatti, oltre ad entrare in concorrenza diretta con alcune delle nostre specie, possono alterare lo stato degli habitat e degli ecosistemi naturali e a volte provocare ingenti danni economici ad attività produttive quali l’agricoltura e lo sfruttamento di risorse silvo-pastorali.
Per ciò che riguarda le specie officinali, è chiaro che l’eventuale introduzione in coltivazione di una specie esotica deve essere adeguatamente valutata, ai fini di ridurre il rischio che la stessa specie possa sfuggire alla coltura e diffondersi negli ambienti naturali circostanti, dove potrebbe trovare condizioni tali da permetterle di sovrastare sulle specie autoctone, passando dallo status di aliena casuale a quella di invasiva.
Allo stato attuale, in Calabria sono note con certezza 247 specie aliene, di cui 113 casuali, 105 naturalizzate e 29 invasive. Al fine di non incrementarne il numero, sarà bene esaminare soprattutto il sistema di propagazione di eventuali specie da introdurre o sperimentare, privilegiando le piante che non affidano la loro dissemimazione al vento oppure ad altri propaguli facilmente trasportati dagli agenti atmosferici.
Orientamenti del mercato in materia di piante officinali.
.Il rapporto dell’ISMEA riporta un elenco complessivo contiene informazioni relative a 296 specie provenienti da diversi paesi del mondo che sono utilizzate come piante officinali in Italia.
Con riferimento all’Italia, tra le 296 specie censite, ben 142, corrispondenti al 48% del totale, sono coltivate o coltivabili nel nostro paese. Tra le prime venti specie a maggior valenza economica solamente ginseng, pepe nero, noce moscata, china, tiglio ed ippocastano non sono coltivate in Italia
Dall’esame particolareggiato dell’elenco sopra menzionato possiamo affermare che, allo stato attuale, le specie di maggiore interesse per il mercato nazionale risultano essere le seguenti:
- Mirtillo nero
- Vite rossa
- Zafferano
- Ginkgo
- Cardo mariano
- Finocchio
- Passiflora incarnata
- Camomilla
- Genziana
- Cipolla
- Origano
- Valeriana
- Rosmarino
- Cartamo
- Liquirizia
- Rabarbaro
- Assenzio romano
- Aglio
- Aloe
- Coriandolo
- Anice
- Meliloto
- Carciofo
- Echinacea angustifolia
Di tale elenco si è tenuto ampiamente conto nell’effettuare la scelta delle specie da proporre per essere saggiate nei vari contesti pedo-climatici che caratterizzano le Unità Territoriali Ambientali della Calabria.
ELENCO DELLE PIANTE OFFICINALI DA SAGGIARE.
LORO RIPARTIZIONE TERRITORIALE
In base a quanto riportato nei paragrafi precedenti, la lista delle piante officinali da saggiare sul territorio della Regione Calabria, per gli scopi definiti dal presente progetto, è stata così definita:
- Piante officinali della tradizione, la cui coltivazione deve essere promossa ed incrementata nelle aree già interessate in passato da queste colture, dove costituivano una fonte di reddito non indifferente. Si tratta, nello specifico, del Cedro di Diamante nell’Alto Tirreno Cosentino; del Bergamotto nell’area del Reggino; del Gelsomino nell’area della Locride; della Liquirizia nel Versante Ionico, in particolare quello cosentino. Si inseriscono, in questo contesto, tre specie da fibra coltivabili anche per lo sfruttamento dei loro principi attivi. Parliamo della Canapa nell’area del Vibonese, del Lino sull’Altopiano Silano e del Cotone nell’area del Marchesato di Crotone e della Ginestra odorosa sull’intero territorio regionale.
- Piante officinali che, in Calabria, fanno parte della flora nativa oppure da tempo introdotta in coltura, da sperimentare nei siti maggiormente vocati dal punto di vista pedo-climatico. Si tratta, nello specifico, di: Alloro (Laurus nobilis); Anice nostrano (Pimpinella anisoides); Arancio amaro (Citrus x aurantium), Biancospino (Crataegus ss.pp.); Cardo mariano (Sylibum marianum); Carciofo selvatico (Cynara cardunculus); Castagno (Castanea sativa); Chinotto (Citrus myrtifolia); Cipolla (Allium cepa); Elicriso (Helichrysum italicum); Equiseto (Equisetum arvense); Iperico (Hypericum perforatum); Issopo (Hyssopus officinalis); Gentiana lutea (Gentiana lutea); Lavanda (Lavandula angustifolia); Lentisco (Pistacia lentiscus); Luppolo (Humulus lupulus); Malva (Malva sylvestris), Melograno (Punica granatum); Nasturzio (Nasturtium officinale); Nocciolo (Corylus avellana); Noce (Juglans regia); Ontano (Alnus glutinosa); Origano (Origanum heracleoticum); Ortica (Urtica dioica); Pungitopo (Ruscus officinalis); Rosmarino (Rosmarinus officinalis); Salvia (Salvia officinalis); Resedea (Reseda luteola); Ricino (Ricinus communis); Robbia (Rubia peregrina); Rosa (Rosa canina s.l.); Tarassaco (Taraxacum sectio taraxacum; alias officinale sensu latissimo!); Valeriana (Valeriana officinalis).
- Piante officinali, attualmente richieste dal mercato, che non fanno parte della flora nativa calabrese ma potrebbero adattarsi con successo all’ambiente della nostra regione. Nello specifico: Aloe (Aloe vera); Agave (Agave ss.pp.); Cartamo (Carthamus tinctorius); Echinacea (Echinacea purpurea); Ginko (Ginko biloba); Ippocastano (Aesculus hippocastanum); Jojoba (Simmondsia chinensis); Pepe rosa (Schinus molle); Piretro (Tanacetum cinerariifolium); Stevia (Stevia rebaudiana); Zafferano vero (Crocus sativus).
Per quanto riguarda il cedro occorre fare una precisazione, la superficie attualmente coltivata a cedro in Calabria è di circa 100 ha tutta concentrata nella Costa Tirrenica Cosentina, denominata anche riviera dei Cedri, la varietà che si è al 90% la liscia di Diamante, non manca la varietà ebraica Etrog quella greca Policarpa, tuttavia questo settore ha un unico sbocco commerciale legato alla festa religiosa delle Capanne della religione Ebraica. Non si è mai affrontata la possibilità di lavorare il cedro anche per altri usi, da quello cosmetico a quello delle essenze etc. L’ARSAC intende approfondire gli altri possibili usi del Cedro da un punto di vista non alimentare (estrazione dell’essenza, conservazione della stessa, uso nella cosmesi).
Rosmarino
La coltivazione delle piante officinali spontanee
La presenza di queste piante, anche se con specie diverse, è documentata in tutto il territorio.
Nella progettazione di una filiera, la possibilità di avere a disposizione in tutto il territorio, in condizioni ambientali molto diverse, piante di interesse officinale da coltivare in quanto richieste dal mercato, rappresenta un notevole punto di forza.
Si proseguirà il lavoro di domesticazione ai fini della coltivazione delle seguenti specie:
Pimpinella anisoides
Foeniculum selvatico subsp piperitum
Lavandula multifida
Humulus lupulus.
Relativamente alle altre due specie locali: liquirizia e origano, di cui è già stato avviato il processo di moltiplicazione e la standardizzazione delle tecniche culturali, si lavorerà nella prospettiva di aumentare le superfici coltivate viste le importazioni delle due specie e la presenza di realtà di trasformazione già esistenti, quella della liquirizia addirittura ultra centenaria.
Per la moltiplicazione delle piante spontanee da testare in coltivazione si utilizzerà sia la Micropropagazione in vitro (presso il centro sperimentale di Molarotta (CS) dotato dell’attrezzatura adatta per poter operare), sia la moltiplicazione presso i CSD coinvolti nel progetto (terriccio, alveoli, fitormoni etc. ).
Sono previste inoltre prove di coltivazione e giornate dimostrative presso i CSD (per testare sia i mezzi tecnici sia poter effettuare prove dimostrative di meccanizzazione).
Meccanizzazione nel settore piante officinali
Limitando l’analisi agli aspetti della meccanica agraria, le possibilità di intervento meccanico nell’esecuzione delle operazioni colturali, soprattutto a sostegno delle produzioni biologiche, sono riferite principalmente alle operazioni colturali del controllo delle malerbe e della raccolta, anche se per alcuni aspetti si differenziano in relazione alla dimensione e al tipo di azienda di produzione.
Le aziende di piccole dimensioni, che praticano le colture anche in terreni marginali, necessitano di un tipo di meccanizzazione in grado di eseguire le operazioni colturali operando in appezzamenti, anche collinari, di dimensioni medio-piccole e con ridotti spazi di manovra in capezzagna.
Inoltre, le macchine operatrici devono offrire anche la capacità di operare con adeguata velocità ed accuratezza nei confronti del prodotto e conservarne il livello qualitativo.
L’aumento della capacità lavorativa per l’esecuzione delle operazioni nel ridotto periodo utile e l’estensione dell’utilizzo di hardware e software specifici per l’incremento del controllo automatico delle macchine motrici ed operatrici nell’esecuzione delle operazioni colturali sono le priorità di sviluppo richieste nella meccanizzazione di tutte le colture con particolare riferimento, anche in questo caso, alle necessità del controllo delle malerbe e della raccolta dei prodotti.
L’ARSAC lavorerà in questa direzione cercando soluzioni ecocompatibili ed economicamente sostenibili per il consolidamento della competitività delle aziende che spesso rappresentano un baluardo contro l’abbandono delle terre ed il conseguente degrado ambientale. Saranno contattate case produttrici e si svolgeranno prove dimostrative per verificare l’efficacia delle macchine individuate. Sarà attivata anche una consulenza meccanica per realizzazione e/o adattamento delle macchine agricole per la coltivazione delle piante officinali.
Materiali ed attrezzature per la costituzione della “Filiera delle piante officinali” in Calabria
Un laboratorio di trasformazione delle piante officinali richiede un investimento e una capacità di lavorazione per ammortizzare le spese che le realtà aziendali calabresi non possono permettersi. L’ARSAC intende promuovere dei centri di lavorazione che servano per più aziende, il laboratorio oltre alla prima trasformazione dovrebbe essere autorizzato anche per la seconda trasformazione e quindi lavorare il prodotto delle singole aziende in conto terzi; l’ipotesi da verificare potrebbe essere un laboratorio per territori con concentrazione delle produzioni.
La trasformazione è un imperativo per offrire la possibilità a produttori medio-piccoli (realtà predominante in questo settore) di poter accrescere il valore delle loro materie prime attraverso la trasformazione delle stesse.
Le attrezzature necessarie per la trasformazione completano la filiera produttiva delle piante officinali. Esse devono essere scelte con l’obiettivo di rispettare fedelmente le sostanze ed i principi attivi contenuti nella pianta trattata.
Tali attrezzature sono necessarie principalmente alle aziende di coltivazione e di prima trasformazione, ai laboratori di estrazione, erboristici, liquoristici, omeopatici, ad aziende alimentari, distillerie, farmacie, tintorie per l’estrazione di coloranti vegetali, laboratori di trasformazione per aziende agrituristiche.
SCHEMA DI SINTESI DELLA FILIERA PIANTE OFFICINALI, MEDICINALI ED AROMATICHE:
Prodotti ottenibili:
Integratori alimentari, erboristici e cosmetici, prodotti dietetici, tinture madri, gemmoderivati, prodotti fitoterapici, liquori, estratti glicerici, ecc…
Industrie coinvolte:
Profumeria, cosmetica, farmacia, detergenti biologici, agricoltura biologica, liquoreria, alimentazione, erboristeria, ecc…
Il Centro Sperimentale e Dimostrativo di Lamezia Terme ha già un laboratorio per la trasformazione delle piante officinali, che ha incrementato negli anni le attrezzature per l’estrazione dei principi attivi, le ultime attrezzature acquisite sono il distillatore frazionato e il sonicatore, il lavoro consisterà nell’eseguire sulla stessa specie processi estrattivi diversi e valutarne successivamente la qualità e i quantitativi, la fase di valutazione sarà svolta in collaborazione con il Dipartimento di Farmacia e Scienze della Salute e della Nutrizione dell’Unical (estrazione biomolecole dalle colture tradizionali quale Cedro, Bergamotto e Liquirizia; valutazione degli estratti delle piante del progetto con procedimenti diversi, estrazione in corrente di vapore, estrazione con solvente ad aria compressa, sonicazione, etc.). al fine di appurare tempi di estrazione e qualità dei principi attivi migliori. A lunga scadenza lo stesso lavoro sarà fatto sulle specie che vengono raccolte dallo spontaneo.
Divulgazione dei risultati
Organizzazione seminari ed incontri divulgativi, pubblicazione di opuscoli, ampliamento dell’offerta formativa per la professionalizzazione degli operatori del settore.