Come tantissimi calabresi, Fabio Aiello, ingegnere, con la sua famiglia, lascia la Calabria e la città della piana per andare incontro al lavoro al Nord, al confine con la Svizzera. Ha una intuizione, sicuramente generata dalla passione di fare qualcosa per la sua Calabria. Qualcosa legata alle origini, alla vita di un popolo operoso, alla tutela dell’ambiente ed alla riscoperta di tradizioni e di antichi mestieri, alla qualità delle eccellenze del sud. Che sono tante, alcune da scoprire, altre sconosciute. Ed ecco venir fuori la grande idea. Vicino l’antica Nicastro, costeggiando il fiume Canne, quasi ai piedi del Castello Normanno Svevo, Fabio Aiello, alcuni anni fa, scopre la presenza dei ruderi di un mulino a pietra, meglio conosciuto come il Mulino delle Fate. Un rudere dimenticato, a prima vista quasi irrecuperabile << dove si racconta che sia legato un incantesimo e la farina aumenti di quantità in modo misterioso in particolari periodi dell’anno>>. Pezzo dopo pezzo, a partire dalle opere murarie, i sentieri, le macine, l’utilizzo delle acque, tutto riprenderà la forma originaria e si perverrà alla funzionalità del mulino.
Di straordinaria bellezza sono anche le colline selvose che si trovano ai piedi del monte Reventino e che a destra e sinistra del fiume arricchiscono di vegetazione ogni angolo intorno alla struttura che ospita il vecchio mulino. La particolarità di questa operazione di ristrutturazione non nasce solo come intervento di archeologia industriale, che pure è presente, poiché nella visione di Fabio Aiello vi è la progettazione di un luogo ospitale per riportare alla luce la vita del mulino e del mugnaio, del profumo del grano e delle farine. In più dare nuova dimora alla fata Gelsomina. Insomma tanta vitalità intorno ad una storia ed un’opera di archeologia industriale fatta con cura. In città e persino nel comprensorio, il progetto è visto come un punto di sviluppo culturale locale, di turismo didattico, di luogo paesaggistico tutelato nel rispetto dell’ambiente. Oggi, a distanza di qualche anno, possiamo dire che la scommessa è stata vinta, riconosciuta anche dalla assegnazione di diversi premi di valore nazionale. Lamezia, grazie al Mulino delle Fate, è meta continua di migliaia di visitatori. Potremmo anche dire che il Mulino delle Fate, somiglia ad un ecomuseo open aire, nato nel suo ambiente naturale e fisico, periurbano e comunitario. Dopo la straordinaria e definitiva ricostruzione, ha intrapreso la strada di promozione sociale del luogo e delle tradizioni locali.
Con il format Macinare cultura, in linea con quanto promuove l’Associazione Italiana Amici Mulini Storici, accoglie visitatori da ogni dove, scolaresche, poeti, cantori, scrittori, lettori, musicisti, cantastorie. Due anni fa il presidente nazionale AIAMS, Gabriele Setti, visitò il Mulino e lo trovò di straordinaria bellezza, portandosi dietro una convinzione che anche in Calabria la storia dei mulini e la loro presenza arricchisce l’economia e la cultura locale. L’AIAMS, di cui il Mulino delle Fate fa parte, è una un’Associazione culturale che intende riunire studiosi, proprietari ed appassionati di mulini per promuove a livello nazionale la riscoperta, la valorizzazione culturale e turistica dei mulini per salvaguardare la loro valenza storica, architettonica e meccanica. Come d’altra parte fa anche l’Associazione la “Comunità dei grani antichi e dei mulini a pietra” che ha sede in Calabria, associata ad AIAMS. Come dire, in Italia, da nord a sud vi è una rete di appassionati animatori territoriali della storia degli antichi mulini, per secoli veri protagonisti delle economie regionali. Acli Terra Calabria sostiene da sempre che in Calabria, nel 1800, i mulini a pietra erano circa duemila, rappresentavano una forte economia dell’industria molitoria, una spinta storica che ci spinge ad attivarsi per recuperare questo pezzo di economia e cultura regionale. Intanto qui, nel cuore della Calabria, centinaia di visitatori continuano ad essere accolti dal gorgoglio delle acque del fiume Canne e dal suono delle macine in pietra che ruotano lente e fresche di rabbigliatura. Si è anche in presenza di un piccolo parco naturale integrato: natura, patrimonio storico-archeologico-paesaggistico, ripristino e valorizzazione di un geo-sito e opere di conservazione. Significativo è stato il ritorno alla rinascita di aspetti e tradizioni della vita di comunità soprattutto del secolo scorso e da trasferire alle nuove generazioni, in particolare i bambini, che hanno incontrato la magia del luogo. Tutti elementi che danno forza alla comunità del mulino delle Fate nelle tante serate estive, alcune illuminate persino dalla luna che si alza sopra la cima del Castello Normanno Svevo, che auspichiamo a breve possa fare parte del percorso turistico e di animazione culturale della città di Lamezia Terme.
Pino Campisi
Referente AIAMS Calabria (Associazione Italiana Amici Mulini Storici)