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Messaggio per la 74ª Giornata Nazionale del Ringraziamento (10 novembre 2024) – La speranza per il domani: verso un’agricoltura più sostenibile

Nel dipinto Il Seminatore (1888), Van Gogh scambia i colori: il cielo è dorato come la messe matura e la terra che accoglie i semi ha il blu del cielo. Ogni volta che un contadino semina, il cielo viene sulla terra. E il seminatore volge le spalle al tramonto per dirigersi verso un’alba nuova.  Nel  disorientamento  che  proviamo  mentre  ci  chiediamo  dove  siamo  e  quale direzione prendere, nella terra troviamo la speranza per il domani. Questo senso di fiducia nel futuro si amplifica, da un lato, nella gratitudine per il Creato ma, dall’altro, viene adombrato dalla preoccupazione crescente per uno sfruttamento che mette a rischio l’agricoltura e la vita delle persone. Quando,  durante  l’Ultima  Cena,  Cristo «prese  del pane  e  dopo  aver  reso grazie,  lo spezzò…» (Lc 22, 19), di che cosa ringrazia? Certo, benedice la mensa e il pane che diverràmemoriale  della  sua  Pasqua,  della  fraternità  e  della  gioia  del  prendere  cibo  insieme,  ma ringrazia anche di tutti i benefici della creazione: del grano e dei grappoli della vite, della fatica intelligente che li trasforma in cibo e bevanda. La creazione è il dono. Dobbiamo ringraziare per quanto abbiamo ereditato e comprendere quanto questo sia prezioso, soprattutto di fronte agli effetti drammatici della crisi ecologica. La gratitudine, infatti, deve trasformarsi in impegno, in progettualità, in azioni concrete se vogliamo evitare che i paesaggi diventino un lontano  ricordo  di  quello  che  sono  stati  e  i  territori  dei  frammenti,  residuo  dello  scarto  e dell’abbandono. Solo salvaguardando il terreno e, insieme, le attività agricole e gli agricoltori, può essere perseguito un uso dinamico ma sostenibile che limiti il consumo e lo spreco di territorio e, allo stesso tempo, tuteli le produzioni alimentari e la biodiversità. Il rinnovamento degli stili di vita è una via possibile e percorribile per sostenere le politiche ambientali e riorientare l’economia nel segno della sostenibilità e della giustizia. L’agricoltura deve mantenere le sue basi ecologiche, che non ha mai dimenticato, ma che rischia di smarrire se insegue il paradigma tecnocratico, che porta alla ricerca di un modello di produzione orientato solo alla massimizzazione del profitto. E, di conseguenza, all’abbandono dei campi, alla dismissione di alcune coltivazioni e, in molti casi, della stessa attività agricola a cui, a causa delle difficoltà strutturali dell’agricoltura nazionale, viene preferita la rendita derivante dal consumo del suolo o dal ritorno del bosco non curato. Nella cultura agricola, invece, la terra è sempre stata considerata preziosa, tanto che veniva utilizzata con cura, senza mai essere impoverita pregiudicandone l’uso futuro. I suoi frutti sono sempre  stati  destinati  a  tutti,  favorendo  la  giustizia  sociale,  con  un  regime inclusivo delle pratiche agronomiche auto-produttive e forme di scambio improntate a criteri di reciprocità e solidarietà.  Questo  patrimonio  di  attenzioni  e  di  tradizione  non  può  essere  dissipato,  ma rappresenta uno stimolo per guardare al futuro e affrontare in modo costruttivo le sfide odierne, dando soluzione a quelle problematiche che, in varie occasioni, sono state portate alla luce da quanti sono impegnati nel mondo agricolo, che chiedono un confronto e un dialogo a più voci sul rapporto  tra  uso della  terra,  agricoltura,  sostenibilità  e tutela  del lavoro  delle  nuove generazioni.  Anche  la  progettualità  sostenibile,  come  l’istallazione  di  impianti  fotovoltaici, deve vigilare affinché ci sia sempre compatibilità con la produzione agricola. Sono  questioni centrali per il futuro della nostra Europa. È tempo di fermare il consumo del suolo, in particolare quello agricolo, che va destinato alla produzione di cibo. Le innovazioni, culturali e sociali, possono aiutarci a ricostruire legami con un’identità rurale che può favorire una maggiore consapevolezza dell’importanza dell’ecologia integrale. Solo così sarà possibile dimorare sulla terra, trovando l’equilibrio tra uomo e natura e rilanciando la centralità dell’essere custodi del Creato e dei fratelli. È tempo di coinvolgere le nuove generazioni nella cura della terra orientando a un diverso modello economico, riducendo sprechi e consumi, riscoprendo le potenzialità delle comunità locali e salvaguardando le conoscenze tradizionali, riconoscendo il giusto compenso ai produttori e raddrizzando le distorsioni dei sussidi. Il nostro Paese è un laboratorio ideale, per diversità di ambienti e condizioni socioeconomiche, per sperimentare vie nuove nelle tante forme di agricoltura. Vanno sostenuti i molti giovani – anche immigrati – che hanno deciso di intraprendere questa strada tornando alla terra, pure nelle situazioni più difficili della collina interna e della montagna.  Facciamo appello ai giovani agricoltori e ai centri di formazione che li preparano ad un lavoro qualificato, perché si sentano protagonisti con la loro attività, di questo momento cruciale della storia, nel quale il loro contributo è fondamentale. Troppo spesso gli imprenditori agricoli non sono stati percepiti come una risorsa indispensabile per la produzione di cibo sano, disponibile per tutti e di qualità. Mentre non possiamo non riconoscere gli elementi di verità esistenti nelle denunce di insostenibilità ambientale e sociale di tanta agricoltura industriale (non per nulla definita agrobusiness), auspichiamo che si promuovano politiche nazionali ed europee che ripropongano corrette riforme agrarie, adeguato riconoscimento economico del lavoro agricolo e del valore dei prodotti agricoli, riduzione degli sprechi dal campo alla tavola, valorizzazione dell’agricoltura familiare. La polarizzazione tra agricoltura convenzionale e biologica o altro non serve: occorre fare rete ed integrare, per combattere la dispersione delle comunità, soprattutto di quelle interne del nostro Paese, e dell’ambiente da cui proviene sostentamento e salute per tutti.

Roma, 2 giugno 2024

Solennità del SS. Corpo e Sangue del Signore

LA COMMISSIONE EPISCOPALE

PER I PROBLEMI SOCIALI E IL LAVORO,

LA GIUSTIZIA E LA PACE

 

Editor

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